Hanno cominciato le grandi multinazionali dell’editoria, per tutelare i loro interessi economici a mettere il bavaglio ad internet, con filtri, chiusura di servers, cause miliardarie a liceali sbollettati che avevano scambiato un po’ di canzoni e di films con i loro coetanei. Leggi sempre più restrittive, che obbligano i providers a tracciare ogni nostro più piccolo contatto conservando i logs per anni.
Poi sono venuti gli avvocati, che per poter intentare causa ad ogni fumus di diffamazione, hanno ottenuto l’equiparazione dei siti internet a testate giornalistiche, obbligando la certificazione degli utenti e la tracciabilità di qualsiasi cosa facciano.
Poi sono venute la lotta al crimine, alla pedofilia, alla prostituzione, al traffico illecito di farmaci e di droga, per cui tutti i sistemi di tutela della segretezza sono stati messi al bando (mandando alla sbarra Phil Zimmermann, l’inventore di PGP Pretty Good Privacy) oppure debbono essere rivelati in ogni dettaglio alle polizie di tutto il mondo.
Poi è venuta la lotta alla criminalità diffusa che ha fatto installare telecamere dappertutto (in maniera che sia facile sapere dove siamo), intercettazioni telefoniche (siamo il primo paese al mondo, le stesse compagnie telefoniche hanno chiesto una calmierazione perché l’attuale volume è tecnicamente insostenibile), controlli incrociati informatizzati di tutti i nostri dati personali per potere fare la radiografia do ogni minuto della nostra vita.
Poi è venuta la lotta all’evasione, vietando l’uso del contante, costringendo chi teneva i soldi sotto il materasso per sfiducia nelle banche ad utilizzare unicamente quelle banche di cui aveva (legittima) sfiducia. Costringendo alla tracciabilità di ogni minimo pagamento, consentendo agli ispettori fiscali di sapere perfino cosa, come, dove mangi e con chi.
Ogni cittadino è controllato e controllabile 24 ore su 24 in ogni cosa che fa o che dice, realizzando quello che la vecchia inquisizione e il più recente KGB avrebbero sempre sognato.
Per fortuna abbiamo la legge sulla privacy, per la quale se tua mamma è ricoverata in ospedale nessuno è autorizzato a darti sue notizie e se devi comprare un bene o un servizio devi firmare una liberatoria per acconsentire al trattamento dati indispensabile all’acquisto stesso.
A proposito, non dimentichiamolo: per la privacy c’è pure un garante, che svolge un ruolo cruciale e indispensabile, pari solo a quello del Ministro della Marina Svizzera.