Diario dall’India: 7 febbraio 2015

Ritorno a Darjeeling

Oggi siamo ritornati nella fredda città di Darjeeling per incontrare altre persone.

Il primo personaggio che abbiamo incontrato è un violinista che, per un motivo ancora a noi incomprensibile, insegna pure il flauto. L’incontro avviene all’interno della sua scuola di musica che si trova nel centro della città in un punto pieno di traffico e rumorosissimo. Non riusciamo nemmeno a parlarci tanto è il rumore che proviene dall’esterno, e non capiamo come sia possibile in tali condizioni fare lezioni di musica. Alla fine gli viene in mente di portarci in un locale adiacente, molto più silenzioso, nel quale possiamo anche scambiarci quattro parole.

In seguito siamo andati nel caotico mercato, dove abbiamo fatto un po’ di shopping.

2015-02-08 11.35.45

A pranzo ci siamo incontrati con Julio, un pianista argentino che vive lì, il quale ci ha fatto una ottima impressione, e con una disegnatrice di interni che collabora da anni con il Goodwill Center.

Nel pomeriggio, infine abbiamo avuto un incontro ancora più singolare. In un caffè sulla piazza principale abbiamo avuto un incontro con la Rock Star dell’Himalaya, un attempato signore protagonista di un film che ha vinto il premio annuale del Goodwill Center. Il dialogo è stato interessante ed il personaggio mi è piaciuto molto.

received_10205726028806801

La moschea di Darjeeling

received_10205726029526819

Guardate che splendore questa scalinata policroma

 

Diario dall’India: 6 febbraio 2015

Mostra di pittura naturalistica

Oggi il programma è notevolmente differente dagli altri giorni.

Presso la scuola alberghiera di Kalimpong c’è l’inaugurazione di una mostra fatta da dei ragazzi giovanissimi – non più di 14 anni – che fanno, con una bravissima insegnante locale – un corso di pittura naturalistica.

I risultati sono veramente mozzafiato.

Visita della casa più antica di Kalimpong

Finita di vedere la mostra, il fratello del direttore dell’istituto alberghiero, che aveva ospitato la mostra, si è offerto di farci visitare casa sua, la casa più antica di Kalimpong, al che non ce lo siamo fatti dire due volte.

Questo signore, di notevole cultura e preside di un liceo di Darjeeling, ci ha raccontato la storia di Kalimpong, nata da un piccolo gruppo di abitazioni che si affacciavano su di una strada per pony che dalla vallata del fiume Teesta permetteva di arrivare fino al Tibet.

Ci ha raccontato anche della sua famiglia, di origine Gupta, era di grandi cacciatori, e, che per contrappasso, lui è un fervente attivista anticaccia e presidente di alcune associazioni per la tutela degli animali. Ci ha raccontato dell’invasione di profughi cinesi al tempo della sconfitta di Chiang Kai-shek da parte dei comunisti, invasione che portò alla zona Himalayana tre grandi rivoluzioni:

  1. Le calzature: gli indiani fabbricavano solo sandali, ma i cinesi sapevano fare calzature assai complesse e più adatte ai climi freddi
  2. La falegnameria di precisione: gli indiani erano eccellenti scultori, ma poco abili nei serramenti e nel lavoro del legno per la costruzione, i cinesi impiantarono fiorenti ed eccellenti aziende di falegnameria
  3. La pasta: i cinesi portarono sia gli spaghetti di riso sia le tagliatelle (Chow-Mein) che oggi sono tra le specialità più diffuse in terra Himalayana

Inoltre ci ha raccontato di un gruppo di svizzeri che ha impiantato dei caseifici nell’Himalaya introducendo nella zona il consumo di latticini.

 

 

Al termine di della visita di questa casa-museo, siamo andati a pranzo in un piccolo ristorante nel centro di Kalimpong. Ho offerto il pranzo agli studenti del Gandhi Ashram che erano venuti a vedere la mostra e…. non ci crederete, per sei persone al ristorante ho speso l’equivalente in rupie di sette euro!

Diario dall’India: 5 febbraio 2015

I momo

Io e Niccolò continuiamo ad avere una grande passione per i Momo, i ravioli nepalesi che da queste parti sono il piatto tipico.

Pertanto, oltre che chiederli ripetutamente a Suman, abbiamo pure provato a farci insegnare come si fanno da una ragazza che cucina al Gandhi Ashram.

Diario dall’India: 4 febbraio 2015

Routine quotidiana

Nonostante ci succedano ogni giorno un sacco di cose degne di nota, abbiamo una routine quotidiana perfettamente definita.

La mattina, dopo la colazione e il passaggio in macchina al Gandhi Ashram, abbiamo quasi quattro ore di lezione con una pausa, poi pranzo in una saletta riservata (gli studenti hanno una mensa) e nel pomeriggio identica quantità di lavoro.

Finite le lezioni disponiamo al massimo di un’ora per poterci occupare di shopping o di incontrare persone.

Poi la cena e poi un notevole lavoro dopo cena (rispondere alle email, preparare spartiti e programmi per il giorno dopo, relazioni, proposte).

Quando andiamo a letto non abbiamo alcun bisogno che qualcuno ci canti una ninna nanna…