Diario dall’India: 17 gennaio 2015

Questa mattina ad un certo punto sento di non avere più sonno, allora guardo l’orologio e vedo che è tardissimo. Controllo la sveglia, controllo l’orologio e non riesco minimamente a capire perché la sveglia non ha suonato. Uscito dalla mia camera, incontro Niccolò a cui è successa la stessa identica situazione. Andiamo a fare colazione e Ursula ci dice che, secondo lei, visto che questa mattina non avevamo impegni precisi, i Deva ci hanno bloccato le sveglie per farci riposare meglio.

Rimaniamo a casa tutta la mattina e, verso le 10 il sole è così caldo che fuori si sta molto meglio che dentro. Decidiamo quindi di pranzare all’aperto, cosa veramente splendida visto la bellezza del giardino.

A questo punto occorre parlare del riscaldamento, che è un po’ il tasto dolente di questa parte dell’India. Pur essendo nell’Himalaya, quindi in una zona tutt’altro che calda, le case qui non hanno riscaldamento. Sembra impossibile, ma qui la tecnologia del riscaldamento non esiste; si trova nei mercati qualche termoventilatore da bagno o qualche stufetta (piccolissima!) a kerosene, ma si tratta di sistemi totalmente insufficienti e inefficienti in grado di dare un po’ di tepore ad un piccolo bagno, ma non a una casa intera. Qui, semplicemente, si patisce il freddo. Anche nei nostri cottages, modernissimi, appena costruiti, si rimane al freddo. Quindi si sta imbacuccati in casa cercando di non congelare, il caldo è possibile solo in bagno (perché i bagni sono molto piccoli) e il fatto di avere un caminetto non aiuta tanto perché i vecchi caminetti bruciano tanta legna, ma l’80% del calore sale in alto nel camino e viene sprecato. Insomma: il freddo è freddo e ce lo teniamo tutto. Sono colpito nel vedere che qui le persone, nonostante la temperatura, vadano prevalentemente calzate con delle infradito che lasciano i piedi nudi, soprattutto le donne che, almeno in occidente, sono le più freddolose.

Tuttavia, quando il sole comincia a splendere, la temperatura si innalza enormemente, con un excursus termico impressionante. Praticamente all’aperto è caldo, mentre nelle case è freddo. Quindi fare colazione (purché dopo le 9) oppure pranzare all’aperto è il miglior modo per non prendere freddo. Purtroppo, dopo le due del pomeriggio, arriva un vento gelido che raffredda tutto e poi, quando il sole tramonta, il gelo diventa molto pesante.

Visto che oggi abbiamo a pranzo una ospite indiana, decidiamo di di farle un piatto italiano, cioè degli spaghetti. Fare un sugo con i pomodori dell’Himalaya è macchinoso, perché sono molto duri e secchi. Mi viene l’idea di fare il sugo normalmente ma di aggiungere dell’acqua, in maniera che invece di asciugare, come debbono fare i pomodori italiani, si possano idratare. Alla fine il sugo è ottimo, gli spaghetti un po’ meno perché quelli che l’Italia esporta all’estero non sono affatto di prima qualità.

La nostra ospite, la signora Neelam, proprietaria dell’Himalayan Hotel di Kalinpong, un albergo splendido, probabilmente il migliore della zona, è una signora di alta classe, che ha viaggiato il mondo in lungo e in largo, e che parla ottimamente l’inglese, ci racconta un sacco di cose interessanti per capire meglio il posto e il mondo dove ci troviamo. Le faccio un sacco di domande e a lei fa molto piacere rispondermi, pertanto rimango a lungo ad ascoltarla e a cercare di chiarire le tante curiosità che covo da tempo. Lei ci invita a pranzo nel suo albergo per il fine settimana.

Oggi è giorno di mercato, nel senso che i contadini della zona vengono in città per vendere i loro prodotti e decidiamo di andarlo a visitare, anche perché non c’è nulla di meglio di un mercato per vedere la popolazione di un paese. Neelam ci dà un passaggio sulla sua automobile, lei scende prima di noi ma ci fa portare dal suo autista nella zona del mercato.

Il mercato di Kalinpong è meraviglioso, è un brulicare di varia umanità, coacervo di storie, di tradizioni, di miserie, di migrazioni, ma, come tutto n India, la migliore espressione di questa splendida diversità è offerta dai colori, che sono splendidi e vivacissimi.

Ecco un po’ di foto del mercato:

Manco a dirlo al mercato abbiamo visto un sacco di frutta e di verdura che non conoscevamo o non riconoscevamo, visto che molte specie vegetali in India sono presenti in forme assai diverse.

Girando per Kalinpong, si notano delle cose che probabilmente in Italia sarebbero inconcepibili e vietatissime, ma anche questo è il bello dell’India

Alla fine abbiamo preso un taxi per tornare a Crookety House, pagando 80 rupie per la corsa, cosa che corrisponde a 1,10€ – e questo ci ha colpito non poco.

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