Su molti siti (vedi qui, qui e qui) viene citata la soluzione islandese al debito pubblico come la grande soluzione per l’Italia, cioè:
1. scendere in piazza
2. far cadere il Governo
3. rifiutarsi di pagare il debito pubblico
4. fregarsene delle minacce di tutti gli altri paesi
5. nazionalizzare le banche
6. far pagare il conto del debito pubblico a politici e banchieri
E’ il più meraviglioso dei sogni populisti, basta essere tutti uniti e possiamo non pagare più il debito pubblico.
Ma come tutte le soluzioni troppo semplici, basta osservare un poco come stanno le cose e si capisce che, effettivamente, stiamo parlando di una gigantesca bufala.
Innanzitutto vediamo le differenze dell’Islanda rispetto a noi:
1. L’Islanda è un paese piccolissimo, circa 300.000 abitanti, quelli di una città medio piccola, su di una superficie relativamente grande, circa un terzo di quella italiana
2. L’Islanda è un paese ricchissimo, tra materie prime, petrolio, gas, immense risorse geotermiche, minerali, ecc. Dal punto di vista delle sole risorse naturali risulta essere il paese più ricco del mondo. E vive di un’economia principalmente di esportazione.
3. L’Islanda è un paese molto industrializzato, economicamente avanzato ed ha una crescita del PIL che nei periodi più bui è stata dell’8%, l’Europa non riesce ad arrivare al 2% e l’Italia si attesta sull’1%.
4. La crisi islandese del 2006 – 2008 è stata unicamente dovuta a speculazioni finanziarie estere, praticamente, con l’appoggio dei banchieri locali (in un paese così piccolo le banche erano in tutto 3). La banca centrale islandese ha fatto di tutto per contrastare le speculazioni, ma, essendo così piccolo il paese e quindi così piccola la sua portata finanziaria, gli speculatori erano sempre riusciti a ritorcere all’incontrario tutti gli accorgimenti di salvaguardia.
5. Insisto: la crisi era di natura finanziaria e speculativa (legata ai mutui subprime americani e inglesi) e non economica, l’economia andava comunque a gonfie vele.
6. L’Islanda non faceva parte che della NATO, non aderiva all’Unione Europea, non aveva l’Euro, non aveva accordi economici particolari con nessun altro paese.
7. Quando l’Islanda si rifiutò di pagare i debiti e fece arrestare ed espellere i banchieri che si erano prestati ai giochi speculativi, furono principalmente coloro che avevano speculato sull’Islanda a rimanere fregati, perché si trovavano di fronte a titoli di credito che, supposti come galline dalle uova d’oro a causa dei continui rialzi, improvvisamente non valevano più nulla.
8. Comunque, al rifiuto dell’Islanda di pagare i debiti, la Gran Bretagna ricorse alle leggi anti-terrorismo e fece congelare tutti i beni islandesi all’estero.
9. Ma, visto che i beni islandesi all’estero erano pochi, e l’economia dell’Islanda era fiorentissima e il paese poteva vendere materie prime a bizzeffe e prodotti finiti a tutto il mondo con lauti guadagni, i disagi furono contenuti e sopportabili.
Mentre l’Italia?
1. L’Italia ha una crisi sia economica che finanziaria. Anzi, molto più economica che finanziaria, tanto è vero che i crolli finanziari che hanno coinvolto altri paesi ci hanno appena sfiorato.
2. L’economia è completamente ferma e i consumi sono superiori ai ricavi. Per questo ci indebitiamo: spendiamo di più di quanto abbiamo.
3. Sicuramente ci sono efferati sprechi della politica, ma le spese maggiori sono per lo stato sociale (pensioni, sanità, servizi pubblici, ecc.) e per il costoso funzionamento della macchina statale, che però dà un numero di posti di lavoro superiori a quello dell’attività privata.
4. Il debito pubblico italiano non è causato da speculatori, ma dal pagamento degli stipendi, da una parte e da BOT e CCT dall’altra. Ma i BOT e CCT non sono in mano solo agli speculatori stranieri, ma sono principalmente gli strumenti con cui vengono fatti gli accantonamenti per le pensioni e con cui gli italiani investono i loro poveri risparmi.
5. Mandare in galera i politici e i banchieri corrotti, lo si sta facendo da decenni, dai tempi di mani pulite e anche da prima. Sono caduti governi e intere classi dirigenti. Ma non si sono recuperate grandi cifre e non è cambiato nulla, perché la politica italian è basata su elargizioni generose, e il cittadino voterà sempre e comunque chi promette tutto e non che nega nulla.
6. L’Italia fa parte della Comunità Europea e non ha più moneta propria, ma adotta l’Euro. E’ totalmente vincolata in tutto a trattati internazionali che non può sciogliere unilateralmente. Anzi, spesso subisce sanzioni per inadempienze, sanzioni che deve pagare salate.
7. Il problema dei titoli pubblici è che, se ad una asta non vengono venduti in maniera soddisfacente, bisogna alzare i tassi di interesse per renderli più appetibili, altrimenti non si possono più pagare gli stipendi e le pensioni.
E se l’Italia facesse lo stesso dell’Islanda e rifiutasse di onorare il debito pubblico?
1. L’ipotesi è di pura fantapolitica e fantaeconomia. Ma la affronto per divertimento intellettuale e per mostrare quanto il populismo spicciolo si possa reggere unicamente sull’assenza di ragionamento da parte dei cittadini. Premetto che le conseguenze sarebbero tali e tante che non potrebbero venire compiutamente computate, pertanto mi diverto ad elencarne solo alcune.
2. Essendo legati alla Comunità Europea e all’Euro, il non onorare il debito sarebbe comunque tecnicamente impossibile, ma forziamo ulteriormente il lume dalla ragione e della legalità internazionale e fingiamo che il 100% dei cittadini italiani scenda in piazza, cambi governo e costituzione e decida per l’autarchia finanziaria.
3. Non potendo più rinnovare le aste di titoli pubblici non verrebbero più pagati stipendi e pensioni, verrebbero azzerati i risparmi dei cittadini, perché direttamente e indirettamente legati ai titoli pubblici, e si bloccherebbero tutti i servizi, uffici, scuole, ospedali, ecc. Potrei fermarmi qui e sarebbe già sufficiente. Ma voglio infierire.
4. L’Italia dovrebbe imporre ai Poligrafici dello Stato di stampare carta moneta a bizzeffe, ovviamente le vecchie lire, visto che verrebbe esclusa automaticamente dall’euro, ma questa moneta non varrebbe nulla, non solo nei rapporti con l’estero, ma nemmeno i cittadini l’accetterebbero come stipendio o pensione. Il denaro buono rimarrebbe comunque l’euro.
5. L’economia italiana, non avendo noi materie prime, è di trasformazione: compriamo all’estero le materie, le elaboriamo e le vendiamo. Ma, rifiutandoci di pagare il debito pubblico e quindi esclusi dall’euro, chi mai accetterebbe in pagamento della carta straccia?
6. Il mancato acquisto di prodotti dall’estero vuole dire crollo dell’industria, crollo dei trasporti (chi ci venderebbe il petrolio), crollo del gas (con cosa cucineremo e riscalderemo le case?), crollo dell’energia elettrica (la produciamo in massima parte da idrocarburi).
7. L’eventuale confisca dei beni italiani all’estero sarebbe letale: la maggior parte delle aziende italiane hanno filiali e fabbriche all’estero, per non parlare di investimenti finanziari, beni mobili e immobili, ecc. Pensate aziende come FIAT, che hanno la maggior parte degli stabilimenti all’estero, sarebbero confiscate subito e gli impiegati italiani potrebbero occuparsi solo di giocare a briscola.
8. La produzione autarchica dell’Italia sarebbe una barzelletta, non ci si riuscì nemmeno durante il fascismo in periodo di guerra. Pensate che non siamo autosufficienti nemmeno in agricoltura, per esempio siamo il primo paese consumatore di caffè in Europa e non ne produciamo neppure un chicco, per non parlare di grano (in gran parte importato), di banane (ne siamo immensi consumatori), e mille altri prodotti agricoli dove le importazioni superano le esportazioni.
Può bastare? Posso andare avanti a lungo, ma non voglio essere pedante.
Ma prima di credere al primo che vi dice che basta scendere in piazza a urlare per risolvere tutto, estraete un pezzettino di cervello dalla casa di riposo e chiedetegli se è ancora vivo o è morto.
e grazie che la soluzione islandese non e ‘ replicabile in italia , dopo averci ingabbiato in regole e trattati bilaterali , di cui l ‘euro rappresenta solo la punta di un iceberg.
Ma queste regole non valgono per tutti , ho letto che l’italia dovrebbe stampare di nuovo della propria carta moneta perche uscirebbe automaticamente dalla moneta unica, e ovviamente il valore di questa moneta rasenterebbe lo zero e non verrebbe accettata negli scambi commerciali con altre nazioni , causa la sua forte svalutazione.
Non fa un piega a parer mio questa spiegazione, ma chi l ‘ha data omette una cosa fondamentale e che rappresenta il cardine della politica monetaria da quando esiste questo mezzo di pagamento.
Se e vero che la nuova valuta emessa da un’ipotetica uscita dell’italia dal sistema monetario vale zero, non bisogna neanche dimenticare che anche le valute di ogni nazione, emessa dalle proprie banche centrali equivale a zero, per il semplice fatto che il valore nominale a cui fu legata la valuta emessa da codeste banche , non ha più copertura in oro , e questo dal 1971 .
Per convenzione fin dalla notte dei tempi , l ‘oro era riconosciuto universalmente come materiale di un certo valore, raro ma ovunque presente e facilmente divisibile, ma per ovvi motivi di sicurezza e praticità, non potendo andare in giro con le saccocce piene di monete vennero emesse delle bolle di credito equivalenti a un certo quantitativo in oro, e avevano valore, perche il loro valore nominale veniva garantito dal corrispettivo in oro realmente posseduto dall ‘organo che le emetteva.
Il resto e storia recente, oggi infatti abbiamo una massa di valuta circolante tale che per poter ristabilire la convertibilità in garanzie auree , ci vorrebbero i giacimenti di altri 5 pianeti.
Non e infatti un segreto che la FED dal 2005 non comunica , il quantitativo aureo presente nei propri forzieri.
E siccome qualcuno ha cominciato a mangiare la foglia , e a capire il contorto meccanismo su cui si basa il gioco del credito e del debito, le banche centrali hanno cominciare ad accumulare ingenti quantità di oro, per ristabilire , o almeno cercare di ristabilire il corrispettivo aureo necessario per avvalorare la valuta da loro emessa .
Ma come gia detto , non esiste cosi tanto oro , e allora come fare a ristabilire quel precario equilibrio?
Semplicissimo, le banche l’oro lo pagano 35 dollari loncia (dagli accordi di brandon woods nel 1944 quando fu istituito l fmi ), ma sul mercato il valore reale e di circa 1700 dollari l’oncia .
E cosi e facile.
Tutto cio per dire, che il pesce comincia a puzzare dalla testa e mai il contrario
La convertibilità di qualsiasi moneta in oro è un fenomeno limitato e passeggero cominciato in molti paesi del mondo nel 1871 e terminato quasi ovunque nel 1914, durato appena un quarantennio.
Parlare di equivalente aureo, quindi, vuole dire parlare di mitologia.
Il valore della moneta, ovunque, è legato ad altri paramentri, non sintetizzabili certo in due frasi, ma che dipendono in grandissima parte dal livello di affidabilità dell’emettitore.
L’euro, anche se la BCE non è prestatore di ultima istanza, rimane sempre garantito dall’Europa (guarda caso i cinesi investono quasi solo in euro, chissà perché?).
Questo è il motivo per cui affermo che una moneta stampata dall’Italia, in caso di abbandono del sistema europeo, sarebbe solo carta straccia.
Se, poi, fosse vero che le le banche l’oro lo pagano 35$ l’oncia ma sul mercato il valore reale e di circa 1700$, perché mai una banca potrebbe fallire? Basterebbe mettersi a vender oro sul mercato e ricapitalizzerebbe subito, guadagnando 1675$ l’oncia, attraverso il più spaventoso tasso profitto della storia umana…
Peccato che tutto questo sia una bufala bella e buona.
L’ attuazione dell’ autarchia è l’unico sistema che hanno gli italiani per uscire dalla schiavitù usocratica della finanza globalizzata.
Ciò che la rende praticamente impossibile non è un ostacolo economico; il settore agricolo è infatti più che sufficiente, per le risorse energetiche abbiamo il fotovoltaico( che andrebbe liberalizzato eliminando il monopolio enel), andrebbe finalmente finanziata la ricerca di altre energie pulite ed economiche come la fusione a freddo con il sistema e-cat di Rossi, motori alternativi non a idrocarburi ( attualmente sono tecnologie ostacolate per ovvi interessi petroliferi) e infine andrebbe potenziato il turismo, vero prodotto da esportazione made in italy unico al mondo, che basterebbe da solo a sopperire alla svalutazione che si avrebbe con il ritorno alla lira, creando un grande attivo nella bilancia dei pagamenti con l’ estero e quindi anche la ripresa del mercato interno, l’unico che veramente conta per il bene degli italiani, quello dell’ economia reale, scevro da ogni contaminazione finanziaria.
L’ autarchia è in realta inattuabile per motivi politici: questa forma di governo pseudo-democratico semplicemente rende impossibile ogni cambiamento a favore delle popolazione attraverso il dispiegamento di una forza smisurata che agisce contro le masse principalmente con la propaganda mediatica.
Autarchia? Moltissime volte nella storia (e non solo italiana) è stata provata, e sempre con risultati catastrofici. L’autarchia non funzionava nemmeno nel neolitico, con l’agricoltura di sussitenza, perché ogni carestia diventava o sterminio o guerra per accaparrarsi i beni del vicino. I Romani consumavano il grano dellEgitto, c’erano la via della seta, quella delle indie, le rotte commerciali marittime dai fenici ai veneziani, e tutte queste cose mostrano come in nessun momento della storia, nemmeno nelle economie di pura sussistenza si potesse praticare l’autarchia. L’agricoltura produce troppo un anno e troppo poco quello dopo, nessun paese al mondo ha tutte le risorse necessarie alle varie attività della vita. Per l’energia, poi, non ne parliamo: il fotovoltaico finora è una bufala, ma su questo tema scriverò un articolo apposito, altre forme di produzioni energetiche sono solo degli esperimenti che non hanno mai visto applicazioni su una scala più vasta del laboratorio in cui sono state prodotte. Turismo ed esportazione del made in Italy non sono forme autarchiche ma il contrario, quindi sei in contraddizione con quello che tu stesso dici. Ma il made in Italy ha bisogno di materie prime, l’Italia non ha quasi nulla. Il cotone per i vestiti della nostra moda viene da Egitto e India, coltivarlo da noi è impossibile per motivi climatici. I metalli con cui sono fatte le Ferrari sono estratti ovunque tranne che da noi. Insomma, se tutti i tentativi autarchici del mondo e della storia sono sempre stati dei rovinosi fallimenti un motivo c’è, eccome.
Il commento in fondo a questa pagina (che ho ripescato dal filtro anti-spam) è veramente illuminante: non esprime alcuna opinione sull’argomento in oggetto (ovvero se, come e perché la soluzione islandese possa funzionare per l’Italia) anzi, non affronta alcuna argomentazione, ma si limita a spruzzare alla rinfusa affermazioni sparse che non hanno nessuna connessione logica né con l’argomento affrontato né con loro stesse.
E’ tutta una serie di affermazioni autoreferenziali che vengono calate dall’alto come fossero vere e oggettive, mentre il nostro amico dimostra di non capire affatto che differenza c’è tra i giudizi e i fatti, e quindi sbrodola giudizi a vanvera non capendo neppure di cosa sta parlando.
L’accozzaglia che ne risulta è solo confusione assoluta, con un solo obbiettivo: spargere fango a destra e a manca a più non posso senza sapere nemmeno dove si sta lordando.
Tipico di chi non sa argomentare, poi, è buttarla sull’insulto personale, comoda scorciatoia quando non si sa dire nulla di sensato.
Fantastica, poi, la serie delle soluzioni: il catalogo dei più vieti luoghi comuni che si possano sentire in giro di questi tempi.
Insomma, un commento come questo è veramente illuminante per capire cosa intendo per “cervelli in casa di riposo” e ringrazio di cuore l’autore che, come tutti i rivoluzionari coraggiosi, si rifugia sotto l’anonimato.
Intanto vorrei dire che la maniera in cui ti presenti, gia’ ti qualifica.
Non fai altro che tacciare la gente di populismo e di cervello in casa di riposo. Evidentemente tu ti credi un genio. Non voglio dire che tu sia un cretino, ma solo un grandissimo ipocrita.
L’unica cosa giusta che hai detto e’ che l’Italia ha come moneta l’euro, e l’Islanda no. Quanto alle banche, non ti dimenticare che i promotori finanziari che hanno mandato al disastro prima le famiglie e poi alcuni comuni (Torino compreso)col miraggio di un po’ di liquidita’, sono poi stati promossi (altro che galera, l’unico condannato in contumacia e che oggi le forze politiche mafiose rimpiangono, e’ stato Craxi).
Quanto al pagamento delle pensioni, mi risulta che l’INPS sia uno dei pochi enti in attivo. Che se poi lo stato si e’ mangiato i soldi che i lavoratori hanno pagato con i propri contributi, ed ora deve emettere titoli per fare fronte agli impegni, sono cavoli suoi.
E che dire del debito pubblico di Antigua verso lItalia, che il Berlusca ha scaricato sulle nostre spalle per ottenerne in cambio la President Bay?
Quanto al paragone col caffe’, ma che razza di argomentazione vai tirando fuori? A parte il fatto che e’ un genere voluttuario, chi mai lo ha coltivato nei climi europei? Perche’ non parliamo piuttosto dei pomodori ciliegini di Pachino o dei meloni DOP cantalupi, che i contadini lasciano marcire in terra perche’ i commercianti gli offrono un prezzo che non consente nemmeno di sopravvivere?
E il Marchionne, che si fotte l’equivalente dello stipendio di 300 dipendenti, e che dimentica che nel corso degli anni lo Stato, per non far chiudere la FIAT, le ha elargito in piu’ di una occasione, l’equivalente di una manovra economica, e ora tira calci !!!
E il Governo che ha REGALATO all’ Alitalia 200 miliardi dalle nostre tasche, per ripianarne le finanze !!!
Sono ben altri i modi in cui potremmo uscirne fuori:
1) Cancellare il Concordato, che e’ un regalo fatto al Vaticano.
2) Tagliare le spese militari.
3) Perseguire SEVERAMENTE l’evasione fiscale.
4) Moralizzare, e tagliare i costi della politica.
5) Cancellare i progetti faraonici che non ci possiamo permettere, e che servono solo per dar da mangiare alle lobby, (plurale lobbies) – tipo TAV o Ponte sullo Stretto. Ne avremmo d’avanzo.
Mi pare che il cervello alla casa di riposo ce lo puoi portare tu.