Questa sera sono uscito sul terrazzo, tenendo tutte le luci spente, per gustarmi il cielo stellato primaverile. Mi sono cullato per un po’ in quell’incanto, e subito mi sono ricordato di quando, da bambino, pretendevo di memorizzare il cielo sopra casa per essere sicuro di saperla ritrovare in caso di necessità. Neanche fossi un marinaio in mezzo all’oceano. Allora non sapevo che le stelle si spostano come fanno gli umani, ma il solo tentativo di fissare nei miei occhi la loro posizione mi dava un senso di sicurezza in qualcosa che credevo eterno ed immutabile. Sono passate tante primavere, ma quella ricerca istintiva dell’Orsa Maggiore e quel senso di sicurezza riposto in quei pallini che brillano tremando nel buio è rimasto immutato. Sballottato dal continuo viaggiare sulle strade del mondo e dalle erratiche esperienze della vita, fin troppo ricca di lunghi e faticosi percorsi, faccio fatica a spiegare a me stesso cosa significhi “casa”. Ma quando la giornata finisce, mi basta alzare gli occhi verso il grande buio perdendovi lo sguardo e sento che il mio cuore riposa nella casa della pace. L’unica dalla quale non ho mai tentato un esilio.
Coltivare il futuro
E’ venuto un eccellente giardiniere a sistemare il mio giardino dopo tanti anni di incuria e di abbandono. Sono rimasto colpito del rapporto che ha con il futuro. Ogni potatura, ogni vegetale che viene piantato, viene proiettato nella sua visione futura, e viene collocato, nutrito e sistemato scommettendo su come crescerà, su come si svilupperà nella sua esistenza, sulle interazioni che avrà con la futura crescita di altre piante limitrofe. Progettare nel futuro è una attività meravigliosa e magica: vuol dire arredare il tempo come se fosse uno spazio. Non è una fuga, perché prima o poi il lavoro del bravo giardiniere si potrà toccare con mano. E’ proprio qui che capisci qual’è la vera qualità del futuro, non è una sfilza di fanfaronate visionarie, ma è piantare semi e cause della vita che vogliamo veder realizzarsi!
P.S. In mezzo alle piante qui fotografate ho trovato un germoglio di quercia, anzi, di Quercus Robur, la pianta che da sempre è simbolo della forza. Presto spazzerà via tutte le altre piante in questo punto e si imporrà con la sua potenza su tutto. E’ un grande simbolo, il più importante, il più utile, il più desiderato…
Circolari che – purtroppo – circolano
Quando a vent’anni (o giù di lì) mi divertivo a programmare in Basic i computers di allora – tempi eroici e tecnologie arretratissime – realizzai un generatore automatico di circolari ministeriali che, attingendo ad un database di frasi fatte, di citazioni e di espressioni comuni che trovavo nelle circolari ministeriali di allora, produceva infinite nuove circolari ministeriali ogni volta che si premeva il tasto F9.
Il programma seguiva la seguente sintassi:
“In risposta a” + [soggetto casuale] + “premesso che” + [premessa casuale] + “considerando altresì che” + [premessa casuale] + “al riguardo si precisa che” + [affermazione casuale] + “le disposizioni contenute nel”+ [citazione casuale] + “ai sensi di” + [citazione casuale] + “sono da considerarsi” + [affermazione causale]
Visto quanto era divertente, in seguito perfezionai il codice in maniera che anche le frasi virgolettate venissero randomizzate tra numerose frasi sinonime e sistemai la punteggiatura, le maiuscole, le concordanze singolare/plurale e le preposizioni, ampliando il database e perfezionando costantemente l’algoritmo di generazione.
Ebbene, sono sconvolto: mi hanno rubato il programma!
Non so se sia stato Assange o Anonymous, la CIA o il Sismi, fatto sta che riconosco nelle ultime circolari del Ministero l’inconfondibile marchio del mio software: stesse frasi, stessa sequenza, stessa logica, stessa sintassi.
E’ chiaro che stanno premendo F9 dalla mattina alla sera per farsi delle grasse risate come me le facevo io.
Ma, mi chiedo, perché debbono, poi, spedire l’output con timbri e firme a tutte le istituzioni?
Grazie Maestro Abbado!
Oggi il Maestro Claudio Abbado ha preso posto nel suo nuovo incarico di Direttore Principale dell’Orchestra Filarmonica del Paradiso. A chi l’ha apprezzato grandemente ha lasciato infinite occasioni di gioia, ha fatto provare tante volte quei sottilissimi brividi che la musica instilla quando raggiunge i culmini della maestria, ha testimoniato l’arte dell’umiltà sapiente che è il segreto per affrontare i supremi capolavori. Moltissimi grandi compositori, da Mahler a Rossini, da Berg a Nono, sono corsi gioiosi ad abbracciarlo ed a complimentarsi per il grande servizio da lui reso alla loro arte. Non lascia un vuoto: lascia un pieno traboccante di idee, di avveniristici progetti, di scoperte e riscoperte, di impegno civile e politico. Grazie infinite Maestro Abbado, nel nostro cuore continueremo ad applaudirti!