Il Marchese Ghiriberto Ghiribaldo della Ghirardesca, mentre si contorceva spasmodicamente tra le lenzuola, da una fessura della finestra della sua villa di Sonnino, fu ferito da un piccolo ma acuminato raggio di luce. Terrorizzato da tale insidia si avvinghiò alla moglie, la Contessa Pennichella de’ Morfei, svegliandola. Lei bofonchiò parole incomprensibili.
Lui disse: “Sai, spunta già la luce e la cosa mi spaventa, visto che il sonno è l’unica cosa nella quale avrei potuto essere veramente profondo, mentre è sempre stato il cruccio della mia vita: da piccolo dovevo dormire e non ne avevo voglia, da ragazzo ne avrei avuto voglia, ma non avevo tempo, ed ora, che avrei voglia e tempo, non riesco a prender sonno.”
“Forse il sonno ti fa paura perché lo colleghi al morire?”
“Tutt’altro, preferirei di gran lunga morire nel sonno, come fece lo zio Ghirardo, piuttosto che subire l’orribile fine che fece fare ai suoi passeggeri”
”Prova allora a contare le pecore”.
“Ho sempre contato su di loro! Ho perfino cominciato a contarle dalla fine per vedere se mi addormentavo prima. Ma nulla.”
”Forse qualcosa ti turba?”
”Forse sì, sai cara, ho un dubbio angosciante: sono veramente io il primo e l’unico uomo con cui tu hai mai dormito?”
”Oh caro, sì, certo, ma solo se riesci ad addormentarti”.