Anzi, questa parola viene continuamente strattonata per farle assumere il significato più vantaggioso al politicante di turno, e il modo migliore per liquidare una proposta avversaria è sempre quello di tacciarla di essere antidemocratica, anche se ho sentito attribuire alla parola “democrazia” ogni possibile significato, talvolta ai limiti del delirio.
Fin dalla nascita – nell’antica Grecia – del concetto di democrazia, i filosofi e gli uomini di cultura si rendevano conto che occorre definire esattamente cosa si intende per popolo, altrimenti gli equivoci non avrebbero mai potuto essere sanati.
Sembra che il primo della storia a porsi seriamente il problema sia stato Polibio, ma sappiamo che tutti i grandi filosofi e i grandi statisti (Pericle in primis) hanno riflettuto e dibattuto sul concetto.
La grande domanda irrisolta è: è giusto che il menefreghista conti esattamente come il cittadino coscienzioso? Colui che non sa nemmeno di cosa si sta decidendo, che non si è mai informato, colui che vota unicamente a casaccio, secondo l’ultimo slogan che ha sentito, lusingato da promesse turpi e grossolane sulle conseguenze delle quali non ha mai riflettuto, possibile che abbia lo stesso potere del cittadino diligente, informato, rispettoso, che ascolta molte fonti e pareri e decide con consapevolezza e impegno? È possibile che il cittadino assente e irresponsabile abbia lo stesso potere del cittadino presente e responsabile?
I greci antichi, per affrontare questo dilemma, avevano formulato una significativa differenza tra democrazia, ovvero il governo del popolo (attento e informato) e la oclocrazia, ovvero il governo della folla (distratta e disinformata), e questa importante differenza la vediamo costantemente equivocata e mescolata sia dai gruppi politici sia dagli apparati legislativi.
Per esempio, un referendum senza il quorum è un segno di democrazia (solo chi partecipa decide) mentre un referendum con il quorum rappresenta la oclocrazia (chi se ne frega conta quanto chi ha affrontato un faticoso viaggio per arrivare puntuale alle urne). Anzi, un referendum con il quorum è facilissimo da boicottare perché la pigrizia e la cialtroneria della massa sono facilmente prevaricanti di fronte all’impegno e al senso civico. Questo significa che nella stessa Carta Costituzionale entrambi i significati di popolo sono contemporaneamente presenti.
Questo contrasto è apparentemente insanabile, perché alla base del conflitto demos – ochlos sta il concetto di uguaglianza dei cittadini, concetto che non è, paradossalmente, uguale per tutti. Per molti i cittadini debbono essere tutti uguali (concezione utopica marxista, basata su un presupposto sottinteso di violenza livellatrice), per altri debbono essere uguali solo nei diritti (e chi non li esercita implicitamente vi rinuncia), per altri ancora è lo Stato che deve essere uguale per tutti i cittadini, e non i cittadini tra di loro (anche perché sarebbe impossibile).
Quando vengono poste delle critiche a un movimento politico perché i propri candidati sono stati scelti mediante una votazione su internet alla quale ha partecipato una quantità molto esigua di cittadini, si ripropone il vecchio conflitto nella sua attualizzazione tecnologica. Questo problema è destinato a riproporsi sempre di più e sempre più violentemente nel futuro, perché le nuove tecnologie ci offrirebbero già ora la possibilità di democrazia diretta (o quasi), e in tal caso la oclocrazia verrebbe a combattere con ogni genere di violenza per non morire, perché chi se ne frega del bene comune non accetterà mai, comunque, di perdere quel potere che pur non ha la minima intenzione di esercitare.
Il senso di responsabilità rappresenta un livello evolutivo superiore al menefreghismo, ma i rappresentanti del secondo sono più numerosi e non hanno intenzione di cedere potere o assumersi responsabilità.
Quindi il conflitto non è sanabile a breve, ma, almeno, è importante che qualcuno, anche mentre fa delle autentiche fesserie, abbia modo di rendersene conto.