L’ingresso in politica
Come diceva un ex Governatore del North Carolina, è facilissimo rifondare il fascismo: basta chiamarlo antifascismo. Ed è quello che è precisamente accaduto.
Secondo Marco Guzzi siamo passati dai totalitarismi basati sulla violenza ai totalitarismi basati sulla convinzione. La grande narrazione ne è lo strumento imprescindibile.
La caduta del Muro di Berlino è stato un evento epocale, e per la grande finanza è stato non solo il momento dell’apertura di nuovi lucrosi mercati a Est, ma l’occasione imperdibile per conquistare il terreno della politica. Approfittando del fatto che tutti i partiti comunisti erano entrati in agonia e non avevano più alcuna speranza di sopravvivenza, la finanza ha offerto loro su un piatto d’argento la soluzione a tutti i loro problemi: diventare servi sciocchi e fedeli e, in cambio, ricevere aiuti, finanziamenti, stampa osannante e la possibilità di ritornare al governo sempre e comunque indipendentemente da chi vince le elezioni. Così i poteri finanziari sono diventati onnipotenti anche sul piano della politica e i cittadini, si sa, dormono sempre il profondo sonno del giusto.
Il nuovo fascismo si chiama sinistra progressista liberal antifascista europeista.
Rispetto al vecchio fascismo è stato fatto un importante maquillage:
1) cambiato il nome
2) eliminato il nazionalismo, perché la grande finanza vuole abbattere tutte le barriere non per affratellare gli esseri umani, ma per consentire di spostare capitali, merci, beni e lavoro dove il lucro è maggiore e le condizioni schiavistiche sono più cementate.
3) aggiunta la tutela dei migranti, perché così si fanno pagare i prezzi dello sfruttamento coloniale agli stati e non ai colonialisti sfruttatori, cioè i padroni della finanza. Inoltre i migranti aiutano ad annichilire il costo del lavoro, quindi sono utilissimi.
4) aggiunte alcune tutele sociali, perché creano simpatia nella popolazione meno abbiente e più sfruttata (femminismo, genderismo, LGBT, antirazzismo).
5) Culto indiscriminato del “politically correct”, che è in realtà quell’uso professionale dell’ipocrisia che la grande narrazione ha sempre considerato il pilastro principale di tutto.
Se osservate i big dell’informatica (Bill Gates, Mark Zuckenberg, Jeff Bezos), i grandi finanzieri (Georg Soros), le dinastie bancarie Rockefeller, Black Rock, Goldman Sachs, Pierpont Morgan, Rotschild, i colossi del rating Moody’s, Standard & Poor’s, Fitch), i grandi farmaceutici e perfino la nostra Confindustria, tutti gli straricchi e i padroni della grande finanza votano e fanno votare unicamente a “sinistra”, cioè, la parte politica che tutela il grande capitale.
Due soli miliardari fanno eccezione al votare a sinistra: Donald Trump e Silvio Berlusconi. Premetto che nutro per entrambi il massimo dell’antipatia, ma una piccola riflessione su cosa significa schierarsi contro i signori del grande capitale viene spontaneo.
Non ci credete? Facciamo qualche piccolo esempio esemplificativo.
I Rotschild sono la dinastia di banchieri in assoluto più indagata dal giornalismo d’inchiesta (qualche eroe nel giornalismo esiste ancora); da queste inchieste sappiamo quanto questa famiglia sponsorizzi le associazioni di “sinistra” che sostengono i diritti di genere, di etnia e di parità.
Pensiamo a Tzipras in Grecia (ricorderete lo slogan “a sinistra con Tzipras”) che ha svenduto la Grecia alla speculazione finanziaria distruggendo definitivamente la sua nazione.
Pensiamo alla politica italiana e facciamo piccolissimi esempi: la cosiddetta “sinistra” ha fatto la legge Fornero che è stata l’ecatombe dei pensionati (creando anche l’assurda categoria degli esodati che non potevano né lavorare né andare in pensione) mentre la cosiddetta “destra” ha fatto quota 100, che permette un pensionamento ad età più ragionevole. Indovina indovinello: chi è che sta dalla parte dei pensionati, la cosiddetta “sinistra” o la cosiddetta “destra”?
Veniamo ai lavoratori: dopo decenni di discussioni sull’art. 18 del Codice dei Lavoratori arriva Renzi e, con il suo Jobs Act, lo falcia completamente assieme a tutti i diritti conseguiti dai lavoratori negli due secoli. I sindacati vengono ridotti a fermaporte. Piccolissimi esempi insignificanti, per carità, ma solo perché non ho il tempo di fare elenchi più minuziosi (e voi potreste non avere la pazienza di leggerli), perché su questo terreno gli esempi sono a fiumi.
I governi della cosiddetta “sinistra” hanno delle capacità prodigiose e taumaturgiche: quasi nessuno dei presidenti del consiglio si è mai presentato ad una competizione elettorale, e addirittura nessuno di questi era espressione dei partiti di maggioranza che avevano vinto le elezioni (ricordiamo: Lamberto Dini, Giuliano Amato, Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte, Mario Draghi). E, per di più, quando i politici appartenenti alla cosiddetta “sinistra” si insediano al governo, vengono sempre chiamati o considerati “tecnici”. Ma, non c’è che dire, chi sta dalla parte del grande capitale è immensamente più fortunato.
Cosa tipica dei governi cosiddetti di “sinistra” è che, invece che tutelare i lavoratori, tutti hanno “salvato” le banche in crisi (legate alla loro parte politica) utilizzando denaro pubblico, hanno privatizzato beni pubblici e hanno contribuito a cedere quote di sovranità alla UE.
Capite bene il perché del tripudio dei “mercati” ogni volta che va al governo un politico della cosiddetta “sinistra”, perché l’invito a banchettare è sempre fonte di allegria..