Il perdono è una tecnica primaria per la liberazione di noi stessi, che, generalmente, porta un beneficio piccolo o nullo agli altri. Ogni odio, rancore, offesa ci lega per la vita a chi ci ha offeso. Il nostro pensiero ciclicamente ci riporterà al male subito, le nostre emozioni ci faranno regredire ogni volta alle offese e alle sofferenze, il nostro pensiero e la nostra coscienza saranno sempre immersi nelle fognature del nostro passato, rinvangando i torti subiti, ampliandoli e riportandoceli nuovi e sempre più potenti ogni giorno. Ogni volta che noi riceviamo un grave affronto, il legame di rabbia che ci lega a chi ci ha offesi spesso è più grande dell’offesa stessa. Perchè ogni offesa può essere rimasta nel passato e non venire più ripetuta. Ma la rabbia ci lega ogni giorno nel presente e ipoteca tutto il nostro futuro. Il perdono è l’unico mezzo per spezzare le nostre catene, anche se non è un procedimento facile né rapido. Dire “io ti perdono” sono solo vuote parole. Il perdono è un processo lungo, impegnativo e faticoso, che ha bisogno di numerosi stadi per potere arrivare in fondo, almeno se abbiamo da perdonare qualcosa di veramente grosso. Al termine di questo processo, noi ci saremo liberati di un peso e proveremo assoluta indifferenza per chi ci ha offesi. Se proviamo altri sentimenti per il nostro persecutore (pena, schifo, ecc.), vuole dire che non ci siamo ancora liberati. Va precisato che noi perdoniamo per liberare noi stessi, e quindi il perdono è un interesse principalmente nostro. Non possiamo perdonare l’altro solo se lo merita o solo se si pente, perché il nostro carnefice non lo meriterà mai e sarà sempre libero di non pentirsi. Se vincoliamo il nostro perdono ad un comportamento dell’altro, vuole dire che non abbiamo capito nulla sul perdono, oppure che non ci vogliamo liberare dalle nostre catene adducendo varie scuse. Il perdono non può essere altro che incondizionato, altrimenti è solo una bella parola. Va ricordato anche che il perdono è una vera e propria scienza, e molti saggi e molti studiosi si sono lungamente applicati per studiarlo e per praticarlo. Tempo fa volevo tradurre in italiano il trattato sull’arte del perdono scritto da Edith Stauffer (Unconditioned love and forgiveness), allieva di Assagioli, e avevo già tradotto i primi tre capitoli. Poi ho desistito perché un lavoro del genere richiederebbe di trovare prima un editore. Ma la scienza del perdono è assolutamente indispensabile per la crescita interiore di ognuno di noi.
Un caso differente è il problema di perdonare noi stessi. Normalmente non accettiamo di essere meno che perfetti, e quindi ci crocifiggiamo a lungo per ogni nostro errore. Anzi, spesso non verifichiamo neppure se il nostro comportamento giudicato negativamente, era veramente un errore. Questo denota di avere per noi stessi degli ideali irreali, assurdi, irraggiungibili, e ci ricorda quanto ci serva il vecchio e immortale: conosci te stesso. Se noi non ci perdoniamo, la nostra mente, la nostra coscienza, le nostre emozioni saranno sempre rivolte all’errore commesso, ingigantendolo e, soprattutto, portandoci a ripeterlo. Perché se penso costantemente ad una cosa non farò che agirla. E quindi, se non perdoniamo noi stessi, non possiamo apprendere dai nostri errori e saremo condannati a ripeterli all’infinito. Veramente una splendida prospettiva!