Il fatto di salutare una persona che esce da casa tua è, generalmente, una convenzione sociale. Ma se il saluto è qualcosa di particolare, rimane impresso indelebilmente.
Ieri mi sono inerpicato per le montagne della Carnia per poter conoscere il Maestro Giovanni Canciani. Quando me ne sono andato, mi ha invitato a suonargli un tema di fuga al pianoforte. Gli ho proposto un soggetto reale in re minore. E lui, come saluto, mi ha improvvisato una sapientissima fuga a tre voci, con otto divertimenti, due controesposizioni e due stretti.
Non è certo un modo di salutare alla portata di tutti. Ma uno che ti saluta così come fa a non essere immortale?