Diario dall’India: 21 gennaio 2015

Questa mattina una ragazza che frequenta il mio corso era visibilmente fuori fase. Le ho chiesto che cosa non andsse e lei mi ha risposto che moriva di freddo. La cosa era molto comprensibile, perché aveva scarpe infradito con i piedi nudi e un vestito bellissimo ma estivo. Una sua amica mi ha detto che visto che l’inverno dura solo due mesi, i ragazzi più poveri non comprano abiti caldi che possono essere usati per così poco tempo, e, quindi, si tengono il freddo. Qui tutti sono vestiti in maniera insufficiente. Per la strada le scarpe infradito sono la regola, non l’eccezione. Qualcuno ha delle calze, ma è sempre troppo poco.

Alla mia lezione è venuto il direttore della scuola. Finora non era mai venuto, anzi, da tempo non era neppure a Kalinpong. Avedo saputo che nel pomeriggio precedente c’erano state molte defezioni, ha fatto una ramanzina agli studenti. La ramanzina era di grande violenza, i poveretti erano terrorizzati e contriti, e io ho provato un forte senso di disagio. Mi dicono che qui la scuola è estremamente autoritaria. L’ho potuto vedere con i miei occhi.

Nel pomeriggio ho diretto per la priima volta l’orchestra della scuola. O meglio, quella parte che è disponibile, visto che il mio corso si tiene in un momento in cui gli studenti sono in vancanza. Il numero di ragazzi che fanno parte dell’orchestra è 300 (!!!), ma durante le vacanze il responsabile ne ha raccolto solo una ventina.

 

Diario dall’India: 20 gennaio 2015

Per quanto riguarda il Gandi Ashram, invece che fare descrizioni, preferisco postare delle fotografie. Quello che si vede è la vecchia struttura fatiscente. Dopo il terremoto di alcuni anni fa, con l’aggravante dello smottamento del terreno della collina, si è reso necessario un trasloco della scuola.

Grazie a donazioni internazionali è stata costruita la nuova scuola e verrà inaugurata il 16 di febbraio. Le foto che vedete si riferiscono alla vecchia scuola, quella dove sto facendo il mio corso.

 

Diario dall’India: 19 gennaio 2015

Siamo molto colpiti di quanto questi studenti siano diligenti. Studiano senza fare storie anche un giorno per l’altro. Da queste parti la scuola è un privilegio, un’opportunità, un riscatto sociale: qui non si marina la scuola, sarebbe come rinunciare a un privilegio. Purtroppo abbiamo capito che qui l’educazione è molto autoritaria, gli studenti hanno una enorme paura reverenziale nei confronti degli insegnanti e bisogna stare molto attenti a come si dice che una cosa è sbagliata perché un’osservazione atta a migliorare può ricordare loro le punizioni ricevute.

Nella sala grande della scuola ci sono dei grandi armadi metallici che contengono gli strumenti – metà con la custodia, metà senza – e gli spartiti. Qui tutto è della scuola e tutto è in comune.

Ecco un po’ di fotografie:


Il traffico indiano è qualcosa di indicibile.

Le strade hanno delle buche enormi, gli autisti cercano continuamente di superare anche nelle curve più pericolose, non si vedono cartelli stradali, moltissime strade hanno come ciglio uno strapiombo e ogni volta che si arriva sani e salvi a destinazione si sente il bisogno di accendere un cero.

Un discorso a parte lo meritano i clacson. Ursula dice che qui suonare il clacson non viene fatto come forma di sopraffazione (smamma!) ma come forma di ringraziamento. In effetti molte volte lo sento suonare a sorpasso avvenuto (grazie che mi hai lasciato passare). Però, indipendentemente dal suo significato, il clacson suona sempre. Penso che se si guastasse, gli indiani non salirebbero neppure in automobile.

Diario dall’India: 18 gennaio 2015

Oggi ci siamo alzati tardi, il sole ha già cominciato a scaldare bene e, per la prima volta facciamo colazione all’aperto. Incredibile, nell’Himalaya il 18 gennaio! In Italia non sarebbe possibile. Ovviamente la casa è molto più fredda che fuori, pertanto la colazione all’aperto è necessità e non capriccio.

Questa mattina è una mattina speciale. A Crookety House viene un gruppo di bambini la mattina per la Sunday Class. Fanno un programma speciale a base di danza, immaginazione e disegno. Tutto, ovviamente, all’aperto. Tra i bambini ci sono pure i figli di Suman, la nostra ottima cuoca.

 

Dopo pranzo siamo andati a fare una passeggiata a piedi fino allo stupa della Elena Roerich. Uno stupa è un monumento funebre. Qualora le ceneri del defunto non siano state sparse nella natura, lo stupa può anche contenere tali ceneri.

Il monumento è alla cima della collina, per arrivarci abbiamo dovuto attraversare una zona militare (non sempre lasciano passare), una volta in alto c’è il grande tempio buddista e un panorama da paradiso.

Tornati dalla passeggiata abbiamo trovato una sorpresa inaspettata: c’erano tre bambine alla porta (non riesco a dare loro un’età) che chiedevano un’offerta per fare una cerimonia religiosa per propiziare la Dea dell’Educazione. Sono rimasto colpito e commosso che la religione indù abbia una Dea dell’Educazione. La cerimonia consiste in una serie di riti in una capanna di legno appositamente allestita con una statuetta della Dea. In seguito la statuetta sarebbe stata posta su una zattera messa a galleggiare sul fiume a valle affinché raggiungesse l’oceano.

Ci siamo tutti commossi e abbiamo aperto il portafoglio.