Diario dall’India: 4 febbraio 2015

Routine quotidiana

Nonostante ci succedano ogni giorno un sacco di cose degne di nota, abbiamo una routine quotidiana perfettamente definita.

La mattina, dopo la colazione e il passaggio in macchina al Gandhi Ashram, abbiamo quasi quattro ore di lezione con una pausa, poi pranzo in una saletta riservata (gli studenti hanno una mensa) e nel pomeriggio identica quantità di lavoro.

Finite le lezioni disponiamo al massimo di un’ora per poterci occupare di shopping o di incontrare persone.

Poi la cena e poi un notevole lavoro dopo cena (rispondere alle email, preparare spartiti e programmi per il giorno dopo, relazioni, proposte).

Quando andiamo a letto non abbiamo alcun bisogno che qualcuno ci canti una ninna nanna…

Diario dall’India: 3 febbraio 2015

Animali

In India gli animali generalmente sono liberi di circolare dove vogliono, anche in mezzo alla strada o in mezzo alle bancarelle di un mercato di alimentari. Ho visto le persone passeggiare tranquillamente in mezzo a mucche, capre, pecore, montoni, scimmie, oche e galline. E mi è successo personalmente di trovarmi a passeggiare per strada di fianco ad un grosso maiale che faceva pure lui la sua passeggiatina. Anche se sulle alture Himalayane non arrivano, nelle vallate pare che ci siano migliaia di elefanti, animali generalmente miti, ma se si arrabbia uno solo del branco (e gli elefanti vivono in branco) sono dolori, visto che tali bestioni sono in grado di sfasciare auto ed edifici (costruiti di legno e lamiera) senza grandi problemi.

Penso che ogni famiglia di Kalimpong possegga un cagnolino. Sono tutti bastardini di taglia medio piccola: stranamente non ho mai incontrato, finora, un solo cane di taglia grossa né un solo cane che possa essere autenticamente definito “di razza”. I cani di Kalimpong di sera cercano il cibo o lo ricevono dai loro padroni, li ho visti anche azzannare uccelli e mangiarseli golosamente, oppure rovistano nei rifiuti alla ricerca di un boccone commestibile. Ma di giorno, appena arriva il sole e si comincia a sentire il teporino, abbandonano ogni attività e si sdraiano beati, col muso che trapela grande felicità, e il calore del sole se lo prendono tutto quanto finché è disponibile.

Le scimmie, invece, sono in una situazione opposta a quella che vige in Europa. In India le scimmie sono in libertà e amano mettersi ai bordi delle strade a guardare il passeggio di quei strani bipedi umani, oppure amano vedere gli umani ingabbiati in quelle scatolette metalliche semoventi, puzzolenti e rumorose. Queste bestiole amano guardare tali spettacoli mangiandosi placidamente le banane – ci sono alberi di banane dappertutto – delle quali prelevano un casco per volta da mangiucchiare oziosamente mentre osservano curiose. Oltre alle banane, crescono nel bosco innumerevoli piante di noccioline, che rendono un po’ più varia e gustosa la dieta.

Diario dall’India: 31 gennaio 2015

Questa mattina è stata una mattinata speciale: siamo andati a fare colazione e, mentre avevamo quasi finito sentiamo bussare alla porta.

Andiamo ad aprire e si presenta…

Doctor Liu: la dottoressa mitica dell’Himalaya

 

Conoscere la dottoressa Liu è un immenso privilegio. La sua biografia potrebbe diventare facilmente un best seller. E’ una persona che quando la incontri rimani a bocca aperta per la commozione, l’ammirazione e… le risate, perché lei ha un sense of humour esplosivo.

Doctor Liu è di origine cinese, una famiglia di medici da sei generazioni, ma i suoi genitori si stabilirono in India sull’Himalaya. I genitori avevano deciso che avrebbero speso soldi per lei solo per farle fare un fastoso matrimonio, ma lei voleva studiare a tutti i costi, contro la volontà della famiglia, che non capiva perché pagare gli studi ad una figlia femmina.

Liu ne ha combinate di tutti i colori, ha vinto borse di studio, ha fatto lavori umilissimi, e alla fine non ha chiesto ai genitori quasi nessun aiuto economico, laureandosi brillantemente alla prima sessione possibile.

E’ il medico dei poveri, ma è considerata un grandissimo medico anche dai ricchi che, visto che le sue diagnosi sono molto più accurate di quelle fatte dai medici dell’ospedale locale, ricorrono a lei a pagamento.

Dotor Liu è una missionaria, della medicina, certamente, ma una vera missionaria.

Un gruppo di sponsor europei la finanzia per permetterle di fare quello che sta facendo e lei gira per i villaggi salvando vite e curando persone che mai avrebbero potuto permettersi un medico, portando loro, nella sua valigetta, quei farmaci che mai avrebbero potuto comprare. E questi stessi europei spesso la consultano quando hanno bisogno di un grande medico, perché Liu è veramente un grande medico, di quelli con molte marce in più.

A raccontare le sue imprese non sai mai da dove cominciare. Per esempio; visto che da queste parti i portatori di malattie infettive gravi vengono allontanati e scacciati invece che curati (come si faceva un tempo – e forse si fa ancora – con i lebbrosi) lei li va a cercare e li cura gratuitamente. Risultato: nella zona dove Liu opera c’è stato un drastico calo delle malattie infettive per crollo percentuale dei contagi.

Non è possibile parlare con lei senza farsi delle grandi risate: lei vede sempre il lato comico della vita e, con il riso, sa trasformare le tragedie umane in grandi occasioni di riflessioni.

Da queste parti moltissimi la contattano per chederle aborti al settimo o addirittura all’ottavo mese di gravidanza. Doctor Liu si rifiuta queste pratiche perché le considera infanticidi, così ha messo in piedi un grande meccanismo di adozioni che lei gestisce personalmente, cercando, al contempo, di tutelare la segretezza delle ragazze che chiedono l’aborto, perché nella maggior parte dei casi si tratta di storie tragiche in situazioni dove la nascita del bambino le esporrebbe al ripudio più assoluto della società.

Doctor Liu ha due figli adottivi: entrambi provengono da storie molto dolorose e complesse, ma, pur avendomele raccontate nei dettagli, non considero rispettoso spiattellarle su di un blog. Sono storie durissime e profonde, che fanno capire l’esplosiva capacità di amore di questa donna.

Vista la mancanza di strumentazioni ospedaliere, e la assoluta inaffidabilità dell’ospedale locale (medici occidentali che l’hanno visitato son usciti col volta stomaco), Doctor Liu si è attrezzata in proprio con strumentazioni che non possiede nemmeno l’ospedale, ma non solo: inventa continuamente ingegnose soluzioni alternative per sopperire a strumentazioni inaccessibili.

Lei è veramente una grande, emana forza come poche persone al mondo e, per fortuna, è sposata con un marito eccezionale, docente in una importante scuola locale, che la supporta in tutto nelle sue strabilianti imprese.

Queste sono le persone importanti: la fama di doctor Liu è sulla bocca di decine di migliaia di disperati che non hanno altra santa a cui votarsi. E qui la parola santa non è una metafora…

 

Diario dall’India: 30 gennaio 2015

Oggi voglio parlare di vestiti e abbigliamento.

Qui a Crookety è molto difficile trovare degli abiti già fatti. Le persone vanno nei negozi di stoffe a comprare i tessuti e poi vanno dai sarti a farsi fare i vestiti su misura.

Esattamente quello che succedeva in Europa fino a non tantissimi anni fa, poi la pratica è scomparsa in quanto i vestiti già pronti sono immediatamente disponibili e meno costosi.

Però un vestito su misura è perfettamente calibrato sulla persona e quindi calza a pennello, a differenza degli abiti industriali dove viene seguita una misura media che non si adatta affatto a tutti.

Pertanto ho deciso di farmi fare su misura una camicia e due Kurta Pijama: uno sgargiante di seta e uno sobrio di cotone. Il più costoso dei due l’ho pagato – tutto compreso – meno di 30€.