Il protestodromo

Dissertazione su un'idea, semiseria ma non troppo.

upload.wikimedia.org_wikipedia_commons_e_e4_2010-03-21_16-07-40seaofpeople.jpg Vivere in una grande città espone ad una vita immersa in un grandissimo caos e innumerevoli disagi. Non parliamo del vivere nel centro storico della maggior parte delle città italiane, dove è sempre vietato tutto, dove la circolazione è particolarmente intasata mentre le strade sono ancora le vecchie strade romane, medioevali o rinascimentali, fatte per pedoni, cavalieri e rari carretti mentre oggi camion, pullman e autobus sono costretti a degli slalom virtuosistici in mezzo ad automobili parcheggiate in seconda o terza fila, con code interminabili e lentezze insopportabili nella circolazione.

A questo intasamento cronico delle nostre antiche città, si aggiunge un nuovo problema, tipico della società attuale, che è quello di cortei, sfilate e manifestazioni, espressioni civili e democratiche delle più legittime e sacrosante proteste che i cittadini possono esprimere nei confronti del potere politico.

Chi vive in città grandi, o peggio ancora, chi vive nella Capitale, sa benissimo che i cortei di protesta, le manifestazioni e le sfilate sono quotidiane, e a volte se ne contano anche più di una al giorno, sia pur su percorsi diversificati.

Tali manifestazioni, di cui non intendo minimamente mettere in dubbio l'utilità, la legittimità e la valenza civile, arrecano ai cittadini dei centri storici dei disagi di altissimo grado.

Innanzitutto assistiamo alla paralisi del traffico, dei mezzi pubblici e spesso si verifica la impossibilità fisica di spostarsi a piedi per strada, a causa del numero dei manifestanti e della loro organizzazione compatta.

Talvolta le manifestazioni possono perfino degenerare in momenti di violenza, ma si tratta di degenerazioni patologiche per fortuna rare e che diventano spesso degli autogol per le stesse istanze democratiche oggetto della manifestazione.

Ma anche senza degenerazioni violente, le manifestazioni hanno avuto già alcune vittime innocenti: è successo più di una volta che le autoambulanze non abbiano potuto soccorrere un malato urgente o che siano rimaste intrappolate in vari modi col malato dentro.

Altro problema grave è il rumore, visto che le manifestazioni sono sempre corredate di megafoni, di amplificatori, di slogan gridati, di discorsi altisonanti, di tamburi, fischi e fischietti, di sirene da stadio ed ogni genere di diavolerie che l'inferno sonoro ha potuto escogitare.

Non che il rumore del traffico sia cosa da poco, ma certamente il rumore di una manifestazione è veramente notevole.

Non va nemmeno sottovalutato il fatto che nel nostro paese la conflittualità politica è sempre stata altissima: siamo un paese dai conflitti accesi e feroci, con sempre due fazioni in guerra tra di loro, fin dal tempo dei guelfi e dei ghibellini, in cui la politica è gridata, urlata, esasperata, e qualsiasi cosa faccia o proponga una fazione assistiamo, secondo le leggi del più vieto automatismo, alla vibrante protesta della fazione opposta.

Ebbene, se è vero che un poveretto che viva nel centro storico di una grande città italiana è continuamente assediato, assordato e immobilizzato da questa continuo susseguirsi di manifestazioni e proteste, mi chiedo se tutto questo debba essere inevitabile ed eterno, in una libera società democratica dove il dissenso e la manifestazioni sono diritti costituzionali, oppure se sia possibile pensare a soluzioni a tale innegabile problema.

Visto che la nostra partecipazione politica è pressoché indistinguibile dal tifo da stadio, proprio pensando allo stadio e alla sua tifoseria mi è venuto in mente l'invenzione di un contenitore ad hoc per le proteste, come gli stadi lo sono per il tifo sportivo.

Ed è proprio pensando agli stadi e alla loro tifoseria che una soluzione l'avrei trovata.

Potremmo chiamarla “protestodromo”, visto che se ad ogni cosa non diamo un nome è come se questa cosa non potesse mai venire alla luce.

Si tratta di una grande percorso a forma di semplice ellissi della lunghezza variabile (nelle capitali e nelle città politicamente molto importanti sarà sensibilmente più lungo di quello delle città più piccole) e della larghezza di un centinaio di metri.

Ovviamente sarà lontano dal centro urbano, perfettamente servito da autobus e metropolitane, ricchissimo di posti di parcheggio sia per automobili che per pullman, con numerosi servizi quali infermerie, toilettes, centrale di polizia, bar e posti di ristoro, uffici informazioni e organizzativi, palchi in muratura per gli oratori, spazi appositi per l'affissione di manifesti e striscioni, postazioni fisse per le telecamere della televisione, salette interne per interviste, ben protette dal frastuono esterno, tribune per i giornalisti, uffici e postazioni stabili in punti strategici per i servizi d'ordine e tanti altri servizi che potranno essere studiati ed organizzati a piacimento.

Ebbene, ogni manifestazione di protesta, che in tutti i paesi civili viene autorizzata dalle autorità di pubblica sicurezza (ed il cui percorso viene concordato) verrebbe dirottata nel protestodromo, che a causa delle sue caratteristiche e della sua collocazione sarebbe più comodo per i dimostranti e più innocuo per gli abitanti della città, che eviterebbero ressa, paralisi del traffico e baccano assordante.

I manifestanti potrebbero manifestare a piacimento, potrebbero raggiungere la dimensione quantitativa di una folla oceanica, urlando e scalmanandosi come più desiderano senza mai creare fastidio ai loro concittadini.

Ma questo punto l'effetto politico della manifestazione potrebbe risultare nullo, visto che una gran folla, se non è visibile ovunque, non incide sulla pubblica opinione e ogni scopo politico risulterebbe vanificato.

A questo punto occorrerebbe istituire una nuova Autorità dello Stato: il Garante delle Proteste.

In ogni centro del potere politico a cui viene indirizzata la protesta (comune, provincia, regione, parlamento, governo, ecc…) dovrebbe essere installata una serie di televisori (o di apparecchiature equipollenti) che dovrebbero essere tenute accese in video ed in audio per tutta la durata della manifestazione con adeguata resa dell'immagine e adeguato volume audio. Pertanto il Garante delle Proteste avrebbe l'importantissimo compito di controllare o di far controllare che i monitors siano perfettamente installati, accesi e funzionanti nelle sedi dei destinatari specifici della protesta politica (es. il senato, il consiglio comunale, il consiglio dei ministri) per tutta la durata della manifestazione.

E' ovvio che i politici potranno fare quello che vogliono e perfino ignorare tali proteste: tuttavia la loro giornata lavorativa sarebbe comunque stressata da tali proteste in ripresa diretta audio e video, senza mai poter spegnere i televisori severamente controllati dal Garante.

La situazione, in tal caso, sarebbe perfino più incisiva di quella attuale, visto che oggi i politici possono lavorare indisturbati purché siano in sale interne e lontane dalla facciata dei palazzi del potere.

Inoltre la visibilità della manifestazione data dai giornali, dalla radio e dalla televisione non cambierebbe punto se le manifestazioni fossero nella piazza del duomo o nel protestodromo.

Anzi, se vengono installate postazioni fisse di telecamere, sale stampa ed altri servizi utili, il minor costo ed il maggior comfort offerto ai giornalisti ed ai cineoperatori permetterebbe una maggiore visibilità sui mass media di manifestazioni di protesta relativamente minori.

Nulla vieta che alcuni televisori o maxi-schermi vengano installati nei punti nevralgici delle città (nelle piazze principali, nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti, nelle università) a continuo monito per la società civile della protesta in atto e delle sue nobili ragioni.

Il protestodromo migliorerebbe sensibilmente la qualità della vita delle nostre città, ma anche la qualità della protesta politica e civile, che, avendo spazi propri ed indolori per i cittadini, potrebbe non doversi più fare carico dei disagi causati alla popolazione e delle relative difficoltà organizzative per ovviarli.

A meno che le proteste non vengano fatte appositamente contro i cittadini e con l'intento dichiarato di colpire la popolazione, e, ancor di più, in questo caso, il protestodromo sarebbe la cartina di tornasole per verificare le vere ed effettive intenzioni della lotta politica e sindacale.

E, per finire, il protestodromo sarebbe per la democrazia quello che è lo stadio per il calcio o la chiesa per la liturgia, ovvero il luogo principe affinché le più nobili e le più vibranti istanze popolari possano trovare adeguato accoglimento entro una degna ambientazione.


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